ricordo l'inizio di una storia
Ricordo,
ricordo una ragazza arrabbiata, triste, nervosa, con lo stomaco un po’ rigirato, seduta su uno scalino, in una stanza di una casa grande quasi quanto una casa intera. Ricordo, proprio in quel momento di malessere totale (come può esserlo solo quello dovuto alla perdita di una persona molto importante), il “fufufufifù” del suo cellulare, la lettura di un messaggio (chiccàcosac’erascrittomapocoimporta) e lo scomparire totale di quella sensazione di malessere. Incredibile. Ricordo anche di non averci dato peso.
Ricordo proposte a pennello per questa ragazza, ricordo il dubbio, ricordo il chiacchierare con l’amica sulle lecite incertezze (ma a me piacciono i ragazzi giganti, ma è amico del pelato, ecosecosì) e ricordo l’amica che invece spingeva per “accettaletuttequellepropostechettenefrega!”.
Ricordo una serata, in un locale, la ragazza più impacciata nei movimenti che io conosca, anulare nell’anulare con quel ragazzo simpatico che la faceva un sacco ridere e che l’aveva divertita più di qualsivoglia pelato nel giro di pochi metri (ma data la ristrettezza del luogo, possiamo anche parlare di centimetri!).
Ricordo l’imbarazzo, la paura di non stare bene, la fame e la stanchezza prima di andare ad arrampicare. Ricordo uno dei suoi piatti preferiti (guardalacasualità!) gustato in mezzo alla strada sul sellino del suo scooter, perché non se ne parlava proprio di non essere (o almeno di averne l’impressione) autonoma in quel momento.
Ricordo messaggi mentre era con l’ex ed i suoi amici in un pub ed il “ti posso chiamare mentre faccio il viaggio in scooter?” “sì, basta che tu non muoia perché sarei felice di ballare nuovamente con te il ballo dell’anulare”.
Ricordo la ragazza triste, con il suo oggetto preferito in mano (un libro, regalato dal suo ex), da presentare ad un gruppo di teatranti, non riuscire a parlare per le troppe lacrime. Ricordo, esattamente 7 giorni dopo, la stessa situazione ma con il sorriso sulle labbra, senza lacrime, senza magone, senza malinconia. Ricordo anche qui di non averci dato peso (non troppo, ecco).
Ricordo il “per favore non ti addormentare, aspetta che io arrivi a casa che ti scrivo” ed il tentativo di un sogno in due, con un nonno con un boccaglio luuuunghissimo, che temo stia ancora aspettando negli abissi.
Ricordo un gioco divertente, la ragazza e il ragazzo, sempre più simpatico e interessante, dovevano inviarsi messaggi con qualcosa che li avesse colpiti, ricordo il messaggio di lui “ ma il mio buongiorno di oggi??” “appena arrivo a casa te lo mando” “allora arriva che non vedo l’ora di riceverlo”. Ricordo, più di recente, dei buongiorni neppure commentati, eppureaccidentichebelgioco, la ragazza non vorrebbe mai smettere di giocare.
Ricordo un letto che vibra per le troppe risate di prima mattina e l’amica che si lamenta perché vorrebbe continuare a dormire.
Ricordo “andiamo a fare colazione assieme?”......(continua, ma ora torno a lavorare..)